Le Filippine oltre le spiagge: viaggio tra cultura, storia e spiritualità

Le bare sospese di Banaue

Le Filippine evocano immediatamente immagini di spiagge incontaminate, acque turchesi e isole da sogno. Tuttavia, questo arcipelago racchiude un’anima ben più profonda e misteriosa, plasmata da millenni di storia, spiritualità e cultura indigena. In questo viaggio ci allontaniamo dalle coste per salire verso le montagne settentrionali di Luzon, alla scoperta di un mondo sospeso nel tempo: quello degli Ifugao e delle loro straordinarie risaie terrazzate. Ma più che un luogo, è una visione: un patrimonio vivente che ci parla di equilibrio con la natura, di riti ancestrali e di spiritualità connessa alla terra.

Le Risaie di Banaue: l’ottava meraviglia del mondo

Nel cuore della Cordillera Centrale, si estende un paesaggio che ha dell’incredibile: le risaie terrazzate di Banaue. Queste opere monumentali, costruite oltre 2000 anni fa, sono state realizzate a mano dagli antenati del popolo Ifugao, utilizzando semplici attrezzi e una profonda conoscenza dell’ambiente montano. Dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, rappresentano un modello perfetto di agricoltura sostenibile: i terrazzamenti seguono la forma naturale della montagna e sfruttano l’acqua proveniente dalle foreste sovrastanti, garantendo un ciclo continuo e bilanciato.

Ogni strato di questi terrazzamenti è una pagina di storia. Non si tratta solo di coltivazione, ma di un sistema sociale complesso in cui la terra, l’acqua e l’uomo coesistono in simbiosi. Ancora oggi, in molte aree, il lavoro nei campi viene svolto secondo le antiche tradizioni, con rituali propiziatori che precedono la semina e il raccolto. La terra, per gli Ifugao, non è una risorsa da sfruttare, ma un’entità viva da onorare.

Gli Ifugao: custodi di una cultura millenaria

Il popolo Ifugao non è soltanto l’autore di un’impresa ingegneristica straordinaria, ma anche il depositario di una cultura ricchissima, fortemente ancorata alle proprie radici spirituali e cosmologiche. La loro società è strutturata intorno a una visione del mondo in cui tutto è interconnesso: spiriti della natura, antenati, animali, stagioni. Questa visione si riflette in ogni aspetto della loro vita quotidiana, dai riti funebri alle cerimonie agricole, dall’artigianato ai racconti orali tramandati di generazione in generazione.

Uno degli aspetti più affascinanti della cultura Ifugao è il ruolo del mumbaki, lo sciamano-guaritore. Il mumbaki è una figura centrale nella comunità, responsabile della comunicazione con il mondo degli spiriti, dell’interpretazione dei sogni e della guida spirituale durante i momenti cruciali dell’anno agricolo. I rituali che conduce, spesso accompagnati da offerte, canti e danze, non sono meri atti folkloristici ma riti vivi, ancora oggi praticati in molte aree rurali.

La spiritualità degli Ifugao è animista: ogni elemento della natura — una roccia, un albero, una sorgente — possiede uno spirito che va rispettato. Da qui deriva il loro profondo rispetto per l’ambiente, la cura nella gestione del territorio e l’avversione per lo sfruttamento incontrollato delle risorse. In tempi di crisi ecologica globale, la loro filosofia appare non solo attuale, ma necessaria.

Le statue Bulul e la simbologia della fertilità

Simboli tangibili di questa cultura spirituale sono i bulul, statue lignee scolpite a mano che rappresentano gli spiriti ancestrali protettori del raccolto. Realizzati con legni locali, i bulul vengono spesso collocati nei granai per garantire abbondanza e protezione, ma il loro ruolo va ben oltre quello di semplici amuleti: sono considerati entità viventi, partecipi della vita della comunità. Durante i riti di consacrazione, vengono “attivati” con offerte di sangue animale o vino di riso.

Ogni bulul è unico, scolpito secondo regole simboliche precise, con forme stilizzate ma piene di significato: la posizione seduta, le mani sulle ginocchia, lo sguardo rivolto all’infinito. Alcuni studiosi vedono in queste figure una rappresentazione della meditazione, altri un legame con il concetto di fertilità e prosperità.

Il bulul incarna, in forma plastica, l’unione tra spirito e materia. È un medium tra visibile e invisibile, un custode silenzioso della cultura Ifugao che ancora oggi affascina antropologi e viaggiatori di tutto il mondo.

Sagada e le bare sospese: il culto del passaggio

Proseguendo il nostro itinerario nella regione della Cordillera, giungiamo a Sagada, un villaggio avvolto nella nebbia e nel mistero, noto per una delle tradizioni funerarie più straordinarie e antiche delle Filippine: le bare sospese. Qui, per secoli, gli abitanti hanno appeso le bare dei propri cari sulle pareti rocciose di scogliere e grotte, a decine di metri dal suolo.

Questa pratica nasce da una concezione spirituale unica della morte: appendere i defunti significa avvicinarli simbolicamente al cielo, facilitandone il passaggio verso l’aldilà. Le bare sono costruite in legno, spesso intagliate dallo stesso defunto prima della morte, e collocate in posizione verticale o orizzontale su sporgenze naturali o fissate con rami di bambù e corde resistenti.

Non tutti potevano accedere a questo tipo di sepoltura: era riservata ai membri più anziani o rispettati della comunità, spesso con qualità spirituali o sociali particolari. Sagada, oggi, rappresenta un luogo in cui la spiritualità si esprime non attraverso monumenti imponenti, ma tramite la continuità intima di gesti antichi. È un paesaggio sacro che impone rispetto, silenzio, contemplazione.

Le bare sospese non sono solo un’attrazione turistica, ma un potente richiamo a una relazione diversa con la morte, vista non come fine ma come passaggio, come trasformazione in spirito custode della comunità.

Esplorare le Filippine da questa prospettiva significa abbandonare le rotte più battute per entrare in sintonia con l’essenza più profonda di questo Paese. Significa ascoltare il silenzio delle montagne, osservare mani sapienti che lavorano la terra secondo cicli antichi, e percepire una spiritualità che non si proclama ma si vive, ogni giorno.

Il turismo consapevole e culturale può offrire non solo esperienze autentiche, ma anche un’opportunità di riscatto per queste comunità, spesso marginalizzate dal turismo di massa. Viaggiare tra gli Ifugao o a Sagada è un atto di rispetto, un modo per riconoscere il valore di una civiltà che, pur minacciata dalla modernità, resiste con fierezza e dignità.

Roberto Scarapazzi

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